una casa in rovina
che l’edera abbracciava
come a tenerla insieme
a dispetto degli anni
della rabbia e del tempo.
La trovai che era maggio
e divenne il castello
dove con una spada di legno
una bambina
mi ordinò cavaliere
e mi baciò per prima.
E partì per il mondo
l’ingenuo cavaliere
convinto di restare
senza macchia e paura
a dispetto di draghi
re sirene e fortuna.
E passarono gli anni
quanti non ricordava
ma si sentiva stanco
e discese di sella
convinto di aver vinto
la sua lunga battaglia.
E si specchiò nell’acqua
di un torrente montano
passandosi sul viso
lentamente una mano
sentendo dentro al cuore
come un presagio strano.
Ruggine l’armatura
pieno di rughe il volto
macchia e paura avevano
compiuto il loro corso
col re draghi e sirene
gli danzarono intorno.
E si sentì ingannato
e ritornò nel bosco
e ritrovò il castello
dal quale era partito
e con la spada in pugno
assalì i rampicanti.
Cadde l’edera a stralci
sciogliendo il proprio abbraccio
e il castello dei sogni
si sbriciolò era maggio
e sotto le macerie
una spada di legno.
(di ogni strofa ripete le ultime due righe)