L’immigrato

Ha attraversato il deserto,
per pagarsi la fuga
ha fatto lo schiavo,
un viaggio da sardina,
soffocando in una stiva,
poi, se scampato al mare,

c’è chi gli urla che viene
a rubarci la casa,
portarci via il lavoro,
violentare le donne,
spacciare la droga
o fare il mendicante.

Gli affittiamo le topaie
dalle quali scappiamo,
raccoglie per due euro
quello che noi mangiamo,
crepa nei nostri campi
consumato dal sole,

non ha amici, ha padroni,
la sua paga è campare,
come noi da due secoli
abbiamo smesso di fare,
nei suoi occhi non trovi
che rabbia e disperazione.

La stessa abita ora
in occhi conosciuti,
scartati, ingannati,
disoccupati, disperati,
quelli ai quali si dice
che è colpa dell’immigrato,

presto ci accorgeremo
che la sorte ce lo ha dato
come alleato, compagno
in una lotta antica
contro lo sfruttamento,
per una vita degna.

Insieme a inseguire un sogno
che nessuno vuole ascoltare:
difendere ciò che esiste,
dividerlo, farlo bastare:
“a ognuno ciò che gli serve,
da ognuno ciò che può dare”.

5 agosto 2024
da una vecchia idea di Karl