Squallori

In un mondo orfano di televisione,
in un paese ignorante l’asfalto,
mille creature, a due o quattro zampe,
cinque osterie e cinquanta ubriachi,
tutte le notti a cercare il portone
della cascina, di una casa in paese.

Passi malfermi e voci sguaiate,
bestemmie rabbiose, uccelli notturni,
saluti in dialetto, latrati lontani,
maledizioni ai campi e alle bestie,
alla fatica che morde le ossa,
alla luce dell’alba così già vicina.

Passati gli anni è arrivato l’asfalto,
in ogni casa la televisione,
gli abitanti sono ormai diecimila,
le vecchie osterie si chiamano pub,
la periferia ha ingoiato il paese,
con il suo nome si chiama il quartiere.

Ora sono in migliaia a vagare nel buio,
meno bestemmie, più vociare volgare
e gli ubriachi non mungono all’alba,
li aspetta la scuola, il nulla, o l’attesa
di una giornata, in cui trovare in se stessi
il rispetto che serve a non riempirsi di birra.

10 giugno 2026