Incroci
Inscatolato protetto dal vetro
resisto all’assalto aiutato
dal rifiuto del collettivo
così il mio rifiuto attraverso
una sporca trasparenza
schiaffeggia luridi anni
svogliati rifiuti umani
vecchie barbe intricate
rughe coperte di catrame
metropolitano
cappotti sbilenchi strappati
forse sottolineatura voluta
matita blu o anche rossa
che evidenzia gli errori
i macroscopici sbagli
di questa nostra età del silicio
che si vuole perfetta incapace
di sviste e impreviste sbandate
dall’iter programmato
tracciato
il semaforo è verde riparto
e come da un televisore
sfuma l’immagine sbagliata
di una percentuale fuori target
della quale posso immaginare
la consistenza senza annusare
il fetore dell’esclusione
al prossimo semaforo un’altra storia
forse più avvincente
pietosa
più drammatica forse meno
chissà d’altra parte si sa
che non ci si può fermare
scendere a ogni rosso chiedere
capire dare non c’è abbastanza
di nulla per tutti forse
ma molto più probabilmente
non si può fermare la corsa
la città che alle spalle
ci abbaia
muoviti non vedi che è verde
dal videofinestrino scompare
senza traccia di accento
l’ultima delle mani tese
senza lasciar detto a che cosa
a chi fosse attaccata da quanto
come e perché fosse lì
ancorata all’asfalto dell’incrocio
a guardarci passare veloci
avvolti nel nostro imbarazzo
10 giugno 2022
( da uno scritto del 1996)