Fine secolo
All’uscita di un tunnel
la luce disorienta gli occhi
abituati a seguire il confine
dell’angusto spazio consentito
così noi figli nipoti sbandati
di generazioni abituate
al rosario di giorni operosi
cominciati e finiti nel buio
sere mattini gelidi d’inverno
neppure molto lontani
generazioni sfruttate offese
fiere di essere oneste
prive di trucchi e superfluo
di generazioni condannate
a vivere convinte fosse premio
fortuna di pochi eletti la fatica
l’eterno sacrificio quotidiano
periferie pedalate nel buio
il cancello delle fabbriche
il basco calato alle orecchie
il pasto riscaldato da casa
a casa le attese e i miracoli
di donnemotorecuore del tutto
fuori e dentro le mura
genitori accompagnanti i figli
alla fiera d’aprile per vedere
mostrare sognare il sudore
diventato merce splendente
l’irraggiungibile opera
di cui essere orgogliosi poi
dall’ultimo oggetto sudato
dal più sognato lieta una voce
come per meta guadagnata
ora no non servite più
voi vecchie generazioni
il sapere e la fatica delle mani
è inutile ormai basta un bottone
non serve l’uso antico della lima
e neppure esser maestri di tornio
di bottega di inventare si tratta
altri lontani faranno per noi
che abbiamo un solo dovere
non inceppare la macchina perfetta
nata dalla nostra stanchezza
consumare divertirci consumarci
o se dal gratta e vinci esclusi
prestare il volto e l’intera figura
se richiesta al poster del fallito
8-giugno 2022
(da uno scritto del 2000)