L’agguato
Erano lì in agguato
e mi aspettavano in silenzio
io a volte urlando
a volte sottovoce
o anch’io zitto
vissi ignorandoli
vissi senza contarli
e ridendo o piangendo
li scrissi tutti
cantando con la penna
con il vino d’osteria
sopra tovaglie di carta
tutti loro pazienti
attesero che fogli
orecchi attenti o distratti
bevessero di me
gioia o tristezza
indifferenti mi seguirono
per palcoscenici e boschi
o dormendo all’aperto
per ascoltare la civetta
gridare la mezzanotte
al morire di un giorno
al nascere di un giorno
aumentando ogni giorno
attesero che all’alba
battessi i tacchi per strada
per fare rumore
per sentirmi vivo
bucando la nebbia
per cercare qualcuno
da poter compatire
mi videro appoggiato
al dorso della mano
vomitare me stesso
dentro inutili bestemmie
pazienti attesero
che mi addormentassi
in una notte o un’altra
non ha importanza quale
assurdamente già stanco
sopra un foglio di carta
scritto solo a metà
perché non di più
era durata la storia
nel buio mi svegliarono
ridendo dei miei occhi
ancora gonfi di sonno
del mio sguardo smarrito
risero e mi costrinsero
a contarli tutti uno ancora uno
e uno e uno e uno tutti.
1 giugno 2022 (da appunti 1980)