Il berretto da baseball
La vittima del nostro primo mondo
mi aspetta fuori dal supermercato
travestita da quarto o quinto mondo
lo sguardo basso e le mani tese in giù
come se non riuscisse a sopportare
il peso di quell’orrido berretto
quel berretto che ormai abita in testa
a ogni rappresentante del potere
poliziotto che sia o contrammiraglio
e a chiunque abbia una testa che ci stia
di settant’anni o quindici che sia
con visiera davanti oppure dietro
non ripara un bel niente questo è ovvio
nasce per riparare gli occhi al sole
oppure rigirato sulla nuca
per impedire che si cuocia il collo
tutto questo vabbe’ si può capire
sopra il campo di gioco a mezzogiorno
ma ormai il pianeta intero se lo calza
nonostante non serva a un accidente
perché è di tela e dietro ha una finestra
se piovesse terrebbe asciutto il naso
ma in tutti gli altri casi serve solo
da supporto per gradi targhe e loghi
va da sé che del suo cranio ognuno è re
e ai re interessa poco ciò che io penso
quindi al di là del fastidio nel vederli
o a dover trattenere le risate
incontrando un atleta mio coetaneo
con la visiera lunga e il fiato corto
facciano tutti un po’ ciò che a lor piace
è perfetto sopra il blu- immobiliarista
se ragazzino ovviamente di traverso
se pulismano con panza d’ordinanza
lo sconsiglio a chi ha la coda di cavallo
perché ricorderebbe il retro equino
quindi torniamo su alla prima strofa
quella degli immigrati per capirci
quelli che del berretto made in USA
vengon dotati affinché ci faccian pena
quelli che son scappati dai paesi
nei quali quel berretto abita spesso
fin troppo spesso sopra una divisa
e qui la sorte gioca strani scherzi
e mette in mano ai poveri del mondo
il berretto copricapo nazionale
dei più ricchi perché lacero e usato
completi il giro e muova a compassione
e venitemi a dire che il destino
non è cinico e baro per davvero