la città sotto un cielo di ghisa
e la nebbia bagnata
con le strade percorse dal blu
nei mattini d’inverno
coi picchetti davanti ai cancelli
a ogni cambio di turno
gli occhi stanchi di chi allora smontava
di chi cominciava
Quando i treni in Bovisa portavano
un carico umano
di sapienza operaia e artigiana
la sciarpa sul naso
a forare la nebbia sperdendosi
in pioggia di passi
che i portoni e i cancelli ingoiavano
a farne lavoro
Le sirene non fischiano più
sopra Sesto la rossa
e la Fiera non abita più
accanto all’Alfa Romeo
la benzina non è più l’odore
delle strade di Pero
e l’Olona non sparge il suo puzzo
dal Lido al Naviglio
E il Naviglio non porta più sabbia
che vien dal Ticino
sul Pavese galleggiano barche
che non sanno nuotare
e la Darsena ha perso i suoi silos
il suo senso il suo scopo
fa da sfondo a sfilate di moda
e nottate sprecate
Non rimpiango gli inverni di nebbia
né il cielo di ghisa
la fatica in catena ed i turni
e le paghe da fame
vorrei solo un carattere antico
che si è barattato
con un set per sfilate di moda
movide e comparse.
24 giugno 2020