Del Natale la nuova liturgia si celebrava
e lungo il muro grigio della chiesa la gente camminava
con il denaro stretto nella mano e il naso che colava
a cercare l’inutile idiozia che le mancava.
Dai portici le luci e poi i rumori attraverso il corso
con i piccioni rapidi a schivare zampate d’orso
lampioni appesi al buio dell’inverno del freddo il morso
l’affanno e l’ansimare di una vita senza rimorso.
E un po’ più in là
tra la luna e il gelo
e un po’ più in là
tra l’asfalto e il cielo
chitarre e flauti
e un rullare sordo
chitarre e flauti
suonano un ricordo
e un po’ più in là
custodia rovesciata
e un po’ più in là
la gente si è fermata
chitarre e flauti
e fiati come fumo
chitarre e flauti
delle Ande il profumo.
Non sono in molti a essersi fermati ma possono bastare
a riscaldare un poco l’aria attorno a chi sta lì a suonare
e come una stranezza di presepe si va a formare
custodia di chitarra meno vuota è più bello cantare
(ripete l’inciso e l’ultima strofa)