In questi giorni anch’io, credo come molti, ricevo messaggi che mi invitano a identificarmi con Charlie Hebdo. Non conosco il lavoro di Charlie se non per quel poco che web,…
continuaIn questi giorni anch’io, credo come molti, ricevo messaggi che mi invitano a identificarmi con Charlie Hebdo. Non conosco il lavoro di Charlie se non per quel poco che web, televisioni e giornali stanno riproducendo. Conosco invece un poco il lavoro di Wolinski, che mi piaceva abbastanza. Le mie non sono altro che personali considerazioni su umorismo, satira e libertà di stampa, oltre che ovviamente sulle aberrazioni umane che spesso, e in ogni religione, si nascondono dietro la professione di un credo. Confesso che preferisco identificarmi con chiunque sia stato assassinato dall’integralismo cieco e ignorante, oltre che inutilmente sanguinario e crudele, quindi ovviamente anche con i giornalisti di Charlie Hebdo, ma semplicemente in quanto uomini che esercitavano un loro diritto. Infatti fatico a ravvisare in quanto è accaduto un attacco alla libertà di stampa. Sono d’accordo sul diritto di libera critica del sacro, anche ironica, sferzante, ma non sono tuttavia d’accordo, pur dichiarandomi agnostico, sulla greve derisione delle religioni e dei loro simboli. Il mondo non è fatto di fini intellettuali laici, e non è certo con l’insulto e con la derisione che convinceremo o conquisteremo qualcuno ai valori della laicità e della democrazia. Sono solidale con chiunque venga ucciso in nome di qualsivoglia integralismo, ma i confini della libertà di stampa e di satira, che non vanno certo imposti per legge, sono a mio avviso facilmente individuabili da chi sceglie quella professione: sono quelli in cui si smette di tentare di far ragionare le persone, anche con l’ironia, e si insulta deridendo, altrimenti in che cosa consisterebbe la superiorità dei valori laici e democratici? Ecco, è ciò che penso, tutto qui per me: solidarietà umana per i giornalisti uccisi in quanto uomini che esprimevano le loro idee, anche se in quella forma non le condivido. Senza per questo sentirmi meno democratico o smettere di dirmi agnostico.