XXVIII^
7/1/2015

Oggi vorrei ipotizzare di credere in un dio. Mi andrebbe bene un dio qualsiasi, ma per comodità, e anche per la scarsa conoscenza che ho dell’argomento, dirò di credere nel dio dei cristiani …

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Oggi vorrei ipotizzare di credere in un dio. Mi andrebbe bene un dio qualsiasi, ma per comodità, e anche per la scarsa conoscenza che ho dell’argomento, dirò di credere nel dio dei cristiani e degli ebrei, visto che delle altre varianti di dio circolanti so ancora meno e ancora meno mi fido. Ora, a me piccolo hanno insegnato che Dio, quello con la D maiuscola, tanto per cominciare è eterno; a seguire è onnipresente, onnisciente, onnipotente, misericordioso, bontà infinita, giusto e pure terribile nella sua ira, detta conseguentemente “iradiddio”. Inoltre avrebbe creato tutto lui, e già qui, visti i risultati, qualche perplessità mi sembra più che legittima, quanto meno circa le sue reali intenzioni. A ogni modo, se ci credessi, mi pare che avrei il diritto di chiedere spiegazione di moltissime cose e circostanze che, stanti le qualità e gli attributi che gli vengono riconosciuti, non mi sono chiare, anzi, diciamo pure che non mi tornano affatto. Se lui fosse anche solo vagamente interessato al mio stato di fedele, mi aspetterei delle risposte convincenti, delle argomentazioni che mi chiarissero il fine supremo e ultimo di ciò che accade a me e ai miei simili. Ho letto il Vangelo, prima quello “spiegato ai piccoli” e poi quello per adulti, senza le spiegazioni. Ho poi inforcato gli occhiali e ho affrontato anche la Bibbia. Questa, a mio parere, più che consolare un errante della vita, lo terrorizza. Il Vangelo invece, per ciò che ne ricordo, mi ha lasciato l’impressione di uno sforzo volto a insegnare alle persone a convivere senza scannarsi né scambiarsi insulti e cattiverie, che quelle se le può permettere solo Dio. Il tutto sempre all’insegna di una divinità che possedendo, secondo l’iconografia ufficiale, due mani, con una ti benedice e con l’altra ti scrive i compiti da fare a casa. Per tutta la vita, pena la pena che dopo, nell’altra vita promessa, ti vada anche peggio che in questa. Assodato il fatto, di non scarsa rilevanza, che tutto ciò che di scritto sull’argomento è giunto sino a noi è semplicemente un insieme di leggi e leggende, un racconto, più volte rimaneggiato e comunque scritto da degli uomini, andiamo avanti. A me non dispiacerebbe riuscire a credere che esista davvero un dio: vedo che i credenti di mia conoscenza ne traggono forza e consolazione. Per esempio quando fanno qualche maialata, e se ne dichiarano pentiti, vanno da un suo rappresentante vestito di nero, confessano la maialata, ottengono in risposta un “tre pater ave gloria, vai e non farlo più, ego te absolvo in nomine Patris Filii et Spiritus Sancti amen” (reminiscenza infantile), e si sentono subito meglio, pacificati dalla certezza che lui tutto perdona, per via di quella sua bontà infinita. Quando capita a me, povero agnostico, di commettere qualche maialata, me ne porto appresso il rimorso finché non riesco a rimediare, a risarcire l’offeso, a riappacificarmi con lui e quindi con me stesso. Ho bazzicato a lungo e a più riprese ospedali come ospite, oltre che come visitatore di infermi. Nella prima veste, penso grazie alla perizia del chirurgo, del radiologo, degli infermieri, e al caso, me la sono cavata. Il caso, secondo una suorina gentile che girava in reparto, altri non era che Dio, che mi aveva protetto nella sua infinita bontà pur essendo io quel che ero. Il mio compagno di stanza se n’è andato una notte, imbottito di morfina dalla pietà umana: a me sembrava solo una gran brava persona che soffriva atrocemente, ma chissà cosa doveva aver combinato perché il dio che aveva salvato me si disinteressasse a tal punto al suo caso. Oppure se ne interessasse così a fondo, vai a capire. Interrogati in proposito, sia la suorina sia il prete dell’ospedale mi avevano esortato ad avere fiducia, a non dubitare, che il Signore persegue un suo disegno che a noi mortali non è dato conoscere, bisogna avere fede cieca e cieca fiducia in Lui. Lui chi? Anche perché non mi è parso che disegnasse gran che bene. È vero, non riesco a credere, forse perché a questo povero Dio hanno rifilato nei secoli una tale quantità di prerogative che, a giudicare da quanto succede da sempre su questa palla chiamata mondo, c’è quanto meno da dubitare fortemente della sua benevolenza nei confronti delle sue creature. Dovrebbe essere onnisciente. Passato, presente e futuro per lui non dovrebbero avere segreti, quindi sa già che nasceranno stupratori, tagliagole, dittatori e via dicendo. “Non si muove foglia che Dio non voglia”, allora significa che lui vuole che nascano, se le parole hanno un senso. “Grazie al libero arbitrio l’uomo è responsabile delle sue scelte”: io, in quanto agnostico errante, ne sono convinto e mi faccio carico delle mie scelte, ma chi crede nell’onniscienza divina dovrebbe riflettere: il suo dio sa che scelta faranno i cattivoni prima ancora che essi vengano al mondo, e, sempre secondo le Sacre Scritture, è anche in grado, in quanto onnipotente, di impedire i delitti di cui gli uomini si macchieranno usando arbitrariamente il famoso libero arbitrio. Altro che prendersela con il povero Giuda! Direi che quantomeno dovrebbe usare in moltissimi casi un divino anticoncezionale, e riflettere con maggiore attenzione su ciò che i nascituri, una volta autorizzati a venire al mondo, finiranno per combinare. Ho perso molte persone veramente care, e ne dò colpa al fato, alle malattie,  al loro stesso destino, insomma. Però se dovessi scoprire che Dio esiste davvero avrei certamente qualcosa da chiedere: a uno con tutte quelle qualità soprannaturali certe leggerezze non potrei proprio perdonarle. Ma come, regala un accidente  al grande Pino Daniele, al buon Ivan Graziani e a Mango, al generoso Lucio Dalla, agli umanissimi Iannacci e Gaber, al bravo De André, al mio amico Giorgio Lo Cascio, persino al povero Pierangelo Bertoli dopo avergli già rifilato una vita d’inferno preventivo, e  poi, a una pletora di gorgheggiatori del Nulla Assoluto, tanto per rimanere nel settore e pur augurando loro ogni bene e lunga vita, nemmeno un po’ di raucedine, un abbassamento di voce?