V^
5/8/2014

Vengo quotidianamente sollecitato ad appoggiare petizioni, le più varie.

Aderisco, naturalmente, ma non posso non notare come si moltiplichino, come assumano sempre più la valenza di un corale urlo di rabbia, di disperazione….

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V^ Vengo quotidianamente sollecitato ad appoggiare petizioni, le più varie. Aderisco, naturalmente, ma non posso non notare come si moltiplichino, come assumano sempre più la valenza di un corale urlo di rabbia, di disperazione. Accendo il pc ed ecco che sullo schermo si srotola la lista: ho firmato perché andassero in galera i poliziotti che hanno massacrato di botte un arrestato; perché non venisse lapidata una donna; perché un ragazzino disabile potesse vivere come un ragazzino qualsiasi; perché i rappresentanti dello stato che hanno trasformato Genova in un Garage Olimpo venissero almeno privati della divisa e dello stipendio che contribuisco a pagare; perché si smetta di pagare lautamente deputati e senatori corrotti o collusi con una delle diciotto mafie nazionali; perché si smetta di riconoscere loro una ricca pensione, quando ci sono persone oneste che devono campare con meno di ottocento euro al mese;  perché chi approda alle nostre coste trovi ad accoglierlo uno stato civile e solidale, e non un recinto per bestiame; perché due persone che si amano siano rispettate come due persone a prescindere dal sesso di appartenenza; perché si rinunci ad acquistare costosissime armi quando non si riesce a garantire la mensa scolastica a un bambino povero; perché si smetta di esportare la democrazia a mitra spianati; e via così all’infinito, dimenticando mille altri perché e mille altri tralasciandone. Tutte cose che richiederebbero, per essere rispettate, esaudite, diciamo fatte, null’altro che un ovvio senso di giustizia, di responsabilità, se proprio non si vuole arrivare a parlare di umanità. Come può essere che diventi necessario raccogliere una simile caterva di firme ogni volta che si deve chiedere a uno stato, a un governo, il semplice rispetto degli esseri umani, chiunque essi siano? Perché le caterve di firme devono sostituirsi al senso morale ed etico di chi ci governa? Perché, ogni volta che firmo, invece di sentirmi a posto con me stesso devo sentirmi sempre un po’ più infelice e frustrato? Perché, per tentare di impedire a una multinazionale di distruggere il pianeta o anche solo il cortile di casa nostra, devo ricorrere all’uso di uno strumento come questo che accoglie le mie stupide bottiglie, e che sta riducendo milioni di cervelli in poltiglia, raccontandoci che stiamo esercitando un diritto, invece di ammettere che lo stiamo aiutando a venderci merci e pubblicità, anche quando non comperiamo nulla. Perché la mia e le altre voci, imbottigliate o meno, scagliate in questo mare indifferente e cinico, sono solo povere speranze destinate a raggiungere poche decine di altri malcapitati naufraghi, e poche altre decine di croceristi del Web che cercavano tutt’altro, nella noia di una sera qualsiasi. E’ andata così, ma non c’è di che preoccuparsi: sono talmente stanco che continuerò a buttare bottiglie a mare, forse finirò per ammettere che mi accontento del tonfo che fanno cadendo. Continuerò anche a firmare petizioni. Fatelo pure voi: meglio infelici che indifferenti. D’altra parte ai pentastellati bastano diciassettemila clik per parlare di plebiscito e di democrazia.