IV^
29/7/2014

Non ci sono più soldi, pare, si dice.

Di conseguenza si “taglia”, cioè, spesso più che tagliare apertamente, cosa che nessuno ammette volentieri di fare, ci si limita a ritardare finanziamenti, sospenderli, così che tutto ciò che in questo sfortunato paese è veramente utile …

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Non ci sono più soldi, pare, si dice.

Di conseguenza si “taglia”, cioè, spesso più che tagliare apertamente, cosa che nessuno ammette volentieri di fare, ci si limita a ritardare finanziamenti, sospenderli, così che tutto ciò che in questo sfortunato paese è veramente utile alla qualità della vita o sa di cultura, e che dipende dal finanziamento pubblico, boccheggia, ormai prossimo alla fine.

D’altro canto, se non ci sono più soldi, cosa dovrebbero fare il povero Comune, la povera Provincia moritura, la povera Regione, il povero Stato?

Vediamo di aiutarli facendo degli esempi.

Il povero Comune di mezza montagna, per esempio, potrebbe fare a meno di costruire melense piazzette in porfido e travertino e provvedere a sanare le stradine del circondario che franano isolando decine di persone, per lo più anziane; il grande Capoluogo lombardo potrebbe fare a meno di costellare gli incroci di assurdi accrocchi sassosi, di piantare tredici pali per ogni stupida indicazione stradale o pubblicitaria, di asfaltare la stessa strada tre volte l’anno tappando i tombini, di consentire la costruzione di falansteri per milionari senza almeno ottenere dai costruttori l’aiuto necessario  per costruire la famosa BEIC. La Quasimetropoli potrebbe anche smetterla di spendere capitali per creare aiuole fiorite delle quali disinteressarsi dal giorno dopo, oppure di investire in una sola mostra per l’Expo l’equivalente del bilancio annuale di un museo, che all’estero ci invidiano, ma del quale la nascente Metropoli si disinteressa; la Provincia del medesimo Capoluogo avrebbe potuto  rinunciare ad Assessori dediti ai propri affari personali più che a quelli pubblici, fare a meno di dilapidare patrimoni per costruire, poco prima di spirare, costosissimi falansteri dei quali poi non sa che cosa fare, esempio a caso quello di via Soderini,  avrebbe invece dovuto e potuto tenere fede agli impegni economico-finanziari  e gestionali presi con le scuole che dipendono da lei o con le istituzioni e gli enti dei quali fa parte; la Regione lombarda potrebbe fare a meno di mandare gente in giro per il pianeta ad avvertire il mondo che lei c’è, potrebbe anche fare a meno di costruirsi costosissime regge: vista l’aria che tira avrebbe potuto accontentarsi del glorioso Pirellone, che per darsi delle arie era più che sufficiente, oltre che essere ormai ammortizzato.

Quanto precede può essere tranquillamente moltiplicato per il numero delle Regioni italiane.

Lo Stato dovrebbe impedire a se stesso di costare il doppio di quanto costa qualsiasi altro suo omologo europeo, e dovrebbe costringere ogni altra istituzione o ente pubblico da lui dipendente a fare altrettanto.

Tutti insieme, Centro e Periferie, consci della situazione, dovrebbero smettere di arricchire mafie, losche imprese, propri funzionari o amministratori e politici locali, evitando oggettive inutilità come gli F35, il Mose, la TAV, la costruzione di strade dirette al nulla, l’incongrua proliferazione di rotonde sparse su ogni viottolo del paese, imponendo alle imprese il completamento dei lavori appaltati nei termini stabiliti e al costo stabilito, impedendo che oscuri interessi continuino a glassare di asfalto e cemento il povero stivale, facendo in modo che non accada più così spesso che un qualsiasi fosso getti nello sconforto gli abitanti di costruzioni abusive che nessuna autorità locale vede mai mentre vengono costruite.

Tutto ciò non avrebbe richiesto, e non richiederebbe, l’istituzione di trecento Commissioni di Studio, con tremila Consulenti ognuna, ma solo spirito di servizio e coscienza, requisiti obbligatori per un politico e un pubblico amministratore quanto la patente per chiunque voglia guidare un taxi!

Tutti noi, “laggente”, potremmo smettere di arricchire calciatori, cantanti, televisioni e pubblicitari, presentatori, artisti del jeans strappato e della mutanda griffata, potremmo convincerci che un telefonino può durare anche più di sei mesi, che non si è dei pezzenti se non si va a “mangiare fuori” almeno una volta alla settimana; potremmo magari leggere un libro.

Ecco, con queste quattro sciocchezze, individuate da un naufrago con il semplice utilizzo di un onesto cervello e di banale buon senso, ci si scoprirebbe molto, molto meno poveri di quanto si racconta.