e senza un rantolo d’accusa
senza olio santo né preghiere
prese la notte e se ne andò
lasciò nel parco quel che aveva
la sua panchina di ogni sera
qualche giornale i suoi due cani
e l’immancabile paltò
la luce si affacciava appena
dentro la nebbia del mattino
sopra le foglie calpestate
contro l’insegna del metrò
e noi che andando per la vita
passiamo accanto alla panchina
ridiamo come a una festa
beato lui lui sì che può
beato lui beato lui
che non si sveglia stamattina
un po’ di pena e compassione
che vanno giù come un caffè
ci fa sentire meno soli
uno che è solo per davvero
contro il suo inutile abbandono
ecco la nostra dignità
beato lui beato lui
come se fosse sempre scelta
aver la casa in un sacchetto
arrotolarsi nei giornali
addormentarsi sotto un ponte
fare la corte a una minestra
aver due cani per amici
crepare soli come cani.