Gli intervalli

Sbagliando si sbaglia,
ho sbagliato e sbaglierò,
perché non so fare altro
e faccio solo quel che so:
raccontare ciò che ho visto,
com’è andata quella volta,
se a rifare quella strada
si va a sbattere o se no.

Ho sbagliato certamente
molte cose nella vita,
molte cose cominciate
certo di essere nel giusto,
come spesso fanno i giovani
quando scappano di casa,
quando prendono una strada
che non sanno dove vada.

Così, dopo qualche anno
a collezionare fiaschi,
tante pacche sulle spalle,
-ci risentiremo presto,
quando avrai scritto qualcosa
che non sia un pugno nel ventre
torna perché tu mi piaci
ma sei triste da spararsi,

perché scrivere di quello
che succede sul pianeta,
senza sconti o caramelle
è un lavoro da cronista,
la canzone deve dare
un po’ di fiato, di speranza-.
Così ho detto -scusi, scendo,
preferisco andare a piedi,

non ci provo, e non mi riesce
oltretutto fare a gara
a chi è il più bravo a intrattenere
non è sport nelle mie corde,
devo dire che in coscienza
anzi, proprio neanche un po’,
e non so nemmeno stare
tra il frignare e lo sghignazzo.

C’è da ridere? Ridiamo!
C’è da piangere? Si pianga!
Ma è un lavoro da cronista?
E vabbè, farò il cronista,
anzi, no, io già l’ho fatto,
se è servito non lo so
e a inseguire le chimere
non son bravo neanche un po’,

perché scrivere di quello
che -sarebbe bello se-,
inseguire fantasie,
sostenere un’utopia
è una cosa buona e giusta,
fa sognare e respirare,
però con degli intervalli,
delle occhiate alla realtà.

Io sto lì, con gli Intervalli,
più cronisti e meno artisti,
a cantare della vita
quella vera, di ogni giorno,
a gridare -attenti al fosso,
occhio al palo, alla Meloni-.
e non dirò -l’avevo detto-!
Anzi, sì, ma solo un po’.

6 dicembre 2023