Trovare la forza
La forza di tacere,
o di continuare a parlare
sforzandomi di capire
se parlare abbia senso,
in questo mondo distratto
da infiniti art director.
La forza di ascoltarmi
leggere ciò che scrivo,
capire le mie intenzioni
oltre le mie illusioni,
capire se davvero ho capito
ciò che mi ostino a raccontare,
così, per non aggiungere
solo una voce al milione
che nel vociare del mondo
urlano ciò che credono
essere l’unica verità,
quindi di doverne parlare.
Trovare la forza di accettare
l’idea che Socrate e Kant
siano ancora i pilastri
ai quali il pensiero umano
si aggrappa, per ragionare
su ciò che confonde l’uomo.
Trovare la forza che serve
a riconoscere i miei limiti,
ad ammettere la realtà
di non conoscere Socrate e Kant,
ma di essere vissuto tra gli uomini,
cercando di capire gli uomini.
Ecco perché a me, cantastorie,
sopravvissuto all’ultimo
degli analogici millenni,
non resta che dare del ladro
all’ultimo scippatore di fiducia,
ma non arrischiarmi più in là.