Una storia di rapporti

Una stanca e usurata sinapsi
io credo leghi il mio vecchio cervello
a una matita una matita col gommino
obsoleto strumento che ostinato
fedelmente traduce il mio pensiero
in parole e quietamente le trasmette
a un blocchetto di foglietti riciclati
altrettanto quietamente obsoleto

la desueta collana che sfugge
a ogni obsolescenza programmata
come oggi è in realtà ogni cosa
sarà l’unica mia traccia vera
il mio pensiero il mio saluto il mio confine
perché stampa caratteri e formato
pagine numerate e copertine
sono soltanto una sovrastruttura

Perché io affido ciò che scrivo al mio pc
come a un vecchio quaderno in bella copia
che può solo restituire scritto bene
i miei sgorbi vergati notte e giorno
come faceva la mia vecchia Olivetti
traducendo la mia zampa di gallina
con un suo tramestio rassicurante
di campanelli e leve ciangottanti

Il mio rapporto è con carta e matita
figlie di un albero e un albero non chiede
dà legno e carta frutti ombra e bellezza
non si domanda chi li usi o che ne pensa
cresce dà ombra fa dono di se stesso
fin che gli regge il tronco fin che ha foglie
e io a me chiedo di assomigliargli un poco
sono contento se ci riesco solo un poco

01 novembre 2022