Palestina

Si possono frantumare ossa
sbriciolare le terre in polvere
la polvere impastare al sangue
uomini e case macinare
con il cingolo dei carri
spianare corpi e macerie
come una sfoglia sottile
farne un rosso mantello
al proprio orgoglio ferito

non si può non rabbrividire
davanti a corpi dilaniati
dall’odio di corpi disperati
cresciuti dietro le sbarre
importante è ricordare sempre
chi ha eretto quelle sbarre
chi è entrato in casa di chi
e chi di un popolo libero
ha fatto colonia e prigione

terra rubata per diritto divino
diritto donato da un dio
incapace di misericordia
quanto ogni dio nemico
distratto quando il suo popolo
maturava col sangue i crediti
ora esatti a degli innocenti
con l’aiuto dei debitori
oggi in veste di spettatori

sempre la disperazione è feroce
ciecamente colpendosi colpisce
l’odio è un’idea invulnerabile
insensibile a razzi e cannoni
si possono sfibrare le schiene
strappare dalle mani i sassi
le mani stesse strappare
riuscire a distruggere un corpo
prima che si distrugga tra i corpi

l’odio è un fiore crudele
che tenace attecchisce nei cuori
il soffio indifferente della morte
ne sparge i semi nel mondo
importante è ricordare sempre
chi ha seminato quell’odio
chi ha eretto quelle sbarre
chi vi ha rinchiuso quei corpi
perché sarà suo il raccolto

14 maggio 2022