Sì, vabbè, però, eziandio,
qui, se non vi scrivo io,
va a finir che lemme lemme,
poiché son Matusalemme…,
Sì, vabbè, però, eziandio,
qui, se non vi scrivo io,
va a finir che lemme lemme,
poiché son Matusalemme,
posso pur chiuder bottega
che, al lettore, anche la bega
di non leggere gli tolgo,
che, sia all’inclita che al volgo,
mica passa per la testa
che non sia per fare festa
ch’io stia zitto e che mi taccia
per dei mesi, senza traccia
più vergare sopra il foglio
della vita, come soglio.
Così che mi viene il dubbio
che se me ne andassi a Gubbio,
in caverna a meditare,
o su un pero, oppure al mare,
non le folle, mio cognato,
chi mi ha letto o mi ha ascoltato,
ma persino il portinaio
tirerebbe il fiato, gaio:
“L’ha piantata finalmente
di intristirci cuore e mente,
rimestando dentro il fango
come se ballasse un tango,
che ci lasci un poco in pace,
è un piacere anche se tace”.
Perciò ora faccio il voto
di non romper più lo scroto
e il contenuto relativo:
pentimento un po’ tardivo,
voi direte con ragione.
Sta di fatto che siccome
di star qui a piagnucolare
che sia il caso non mi pare,
proverò d’ora in avanti
a scherzare anche sui santi,
(che sui fanti ognuno è buono
senza poi chieder perdono:
poiché non si paga pegno
si può far senza ritegno).
Ma prometto che però
d’ora innanzi scherzerò
veramente sopra tutto,
per veder se c’è costrutto
a campare ridacchiando
su chi serve e chi è al comando.
Vo’ a gettare la bottiglia
dentro un mar che è una poltiglia…