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5/3/2016

Confesso il mio disorientamento nel leggere dell’arrivo di Tobia, figlio di Vendola e del suo compagno. Forse è la formulazione dell’annuncio, le parole scelte, a darmi il senso di una stonatura…

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Confesso il mio disorientamento nel leggere dell’arrivo di Tobia, figlio di Vendola e del suo compagno. Forse è la formulazione dell’annuncio, le parole scelte, a darmi il senso di una stonatura. A tutt’oggi una nascita presuppone l’ineludibile concorso di una madre: non voglio credere che, soprattutto nel caso di Vendola, le motivazioni siano meno che legittime e oneste, temo però che, come spesso gli accade, non abbia pesato bene i pro e i contro della forzatura. O forse sì. Nel caso suo e del suo compagno non si tratta di dare una famiglia e dell’amore a un bambino che ne è privo, bensì di incaricare qualcuno di “fare” un figlio per loro. Loro che non sono impediti alla procreazione interna alla coppia da una qualche malattia o malformazione fisica, ma molto più semplicemente dal fatto che due uomini, pur amandosi di un amore più che rispettabile, non possono mettere al mondo nulla. Ora, o si decide che l’uomo, l’essere umano di sesso maschile, come essere umano è fisicamente un errore, un obbrobrio della natura, visto che non credo in nessun creatore celeste, oppure si ci si deve rassegnare e parlare di adozione. E però, se si tratta di adozione, non si “commissiona” un bambino da adottare: l’adozione è un istituto che deve, direi per statuto, conciliare l’esigenza di una coppia di avere un bambino da curare e amare, con quella di un bambino abbandonato, o comunque rimasto solo, di trovare una famiglia che lo accolga e lo ami, chiamandolo figlio. So che ci sono una infinità di altri casi assimilabili a questo di Vendola, e che hanno fatto meno scalpore, so anche che il particolare che si tratti di un esponente di spicco di una sinistra radicale ha gonfiato le polemiche a dismisura. Però questo lo sanno anche Vendola e il suo partner, e sanno anche perfettamente che questo gesto assume la connotazione di una provocazione, al di là delle intenzioni, persino. Questi i fatti, nudi e parecchio crudi, oltre che ampiamente prevedibili. Poi c’è la mia personale opinione, e cioè che l’utero in affitto, sia che veda la donna consenziente per interesse o perché costretta dall’indigenza, rimane una forzatura che non mi trova d’accordo. Trovo assolutamente naturale e legittimo l’amore tra due donne o tra due uomini. Penso che in una coppia di donne se una delle due vuole ricorrere all’inseminazione artificiale ha tutto il diritto di farlo, perché poi la gestazione e il parto sono prerogative esclusivamente femminili, e quindi sue. L’uomo non partorisce, non si porta in grembo nulla: l’unione tra due uomini è per sua natura sterile. Se vogliono un figlio è giusto che possano adottarlo, dal mio personale punto di vista, non religioso e nemmeno bacchettone, ma semplicemente rispettoso di ciò che la natura nel suo insieme, e la natura nel particolare, consente o meno di creare. E non si tratta di accettare il progresso o di opporvisi: è solo che i maschi possono metterci uno schizzetto e tanto o poco amore, ma fare un figlio, tra noi mammiferi, è proprio di una femmina: la nostra volontà, il nostro desiderio di uomini, anche se mosso da una pulsione comprensibile, non ha il diritto di usurpare, di prendere a prestito, o peggio ancora a noleggio, un corpo femminile. Eviterò di parlare del fin troppo chiacchierato aspetto venale della faccenda; oltretutto sento girare cifre degne di un monolocale di periferia, quindi, una volta accettata l’idea che ci si possa far confezionare un bambino, non mi pare che i piani alti della politica, (destra o sinistra non fa differenza), siano abitati da persone in ristrettezze economiche, né che questo generi stupore. E’ probabile che si tratti di un pruriginoso trattamento riservato al signor Vendola. Questo il mio personale punto di vista. Che poi, nel suo caso, benpensanti, avversari politici e cattolici in malafede, stiano dando sfogo al peggio del loro repertorio è cosa che lui non può non avere previsto, e temo fortemente che, anche se marginalmente, provocare questo rientri nel suo progetto di “avere” un figlio.