La prima
Milano, 4/7/2014
 

Ecco qua: è la prima bottiglia che affido alle onde di questo mare, che mi è assolutamente sconosciuto, estraneo.
Non è la richiesta d’aiuto da parte di un naufrago, anche se di un naufragio temo che stiamo davvero rischiando di diventare i rottami.

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Ecco qua: è la prima bottiglia che affido alle onde di questo mare, che mi è assolutamente sconosciuto, estraneo.
Non è la richiesta d’aiuto da parte di un naufrago, anche se di un naufragio temo che stiamo davvero rischiando di diventare i rottami.
No: ho solo scelto questa forma, quella di uno scritto infilato periodicamente in una metaforica bottiglia e affidato a un altrettanto metaforico mare, il Web, per riflettere sui perché del naufragio collettivo che ci attende, se insisteremo a mantenere ostinatamente questa rotta, come una ciurma di pirati ubriachi.
Qualche mappa fasulla, qualche capitano incapace, più spesso criminale.
Continuiamo a navigare così, come se la nostra fosse l’unica barca e noi gli unici ai quali è stata promessa un’isola del tesoro.
Così, come se fosse possibile navigare in eterno senza preoccuparsi di avere a bordo acqua da bere a sufficienza, senza preoccuparci perché non conosciamo la rotta, senza chiederci mai se lo scafo della barca abbia o meno bisogno di manutenzione, o di cambiare le vele, se non anche l’equipaggio.
Su questo mare che ormai da un pezzo non è più fatto di onde e pesci e vento, ma di un abitatissimo nulla, virtuale eppure ancora più fitto di scogli che sorgono improvvisi, perché proprio nel suo essere apparentemente un innocuo nulla sta la sua più che concreta pericolosità.
Un mare nel quale non è più possibile aggirarsi navigando come se fossimo tra le Antille e il Madagascar, a caccia di navi da depredare, di schiavi da vendere e comperare, di terre da saccheggiare, di governi da ricattare.
Perché questo immenso mondo, nel frattempo, è diventato una biglia.
“Scusa, ma perché non fai un blog?”, sarà l’ovvia obiezione.
“Perché non mi piace giocare a ping pong senza sapere chi c’è dall’altra parte del tavolo”, è la risposta, visto che c’è il mio indirizzo e-mail, e chi vuole dirmi qualcosa è libero di usarlo.