Il Levante è Linate
e là nasce il sole
che il bus giallo accompagna
tra i rifiuti e le aiuole
e gli uccelli non sanno
se sia Roma o Milano
a schiacciar le radici
che sopportano il ramo

verso sud va il Pavese
se da lì guardi il mondo
a vederlo non sembra
possa dirsi -è rotondo-
suda opachi colori
che diventano un velo
lungo pali piantati
un po’ in acqua e un po’ cielo

il naviglio più grande
verso l’Ovest si perde
tra le case che un tempo
conoscevano il verde
dove adesso si inventa
un quartiere latino
notti finte botteghe
quadri tinti di vino

a segnare il mio Nord
sono i fumi di Pero
che campagna e paese
han dipinto di nero
raso terra la vita
sa di nafta e benzina
sa già tutto e continua
a giocar la bambina

e nel mezzo nel centro
non c’è più l’orizzonte
questa rosa dei venti
non ha cuore né fonte
tra i palazzi e gli specchi
dei suoi nuovi padroni
è il rumore che suona
e che chiude i balconi

coltivare la vita
costa grande fatica
è una pianta che muore
prima di esser fiorita
se la pianti tra incroci
di cemento e lamiera
e la bagni con quello
che hai bevuto la sera.