Rina pensa la memoria come una vigna invisibile, dalla quale pendono i ricordi a grappoli.
Così, all’imbrunire fruga con lo sguardo tra i pampini d’aria, coglie un grappolo e lentamente, nella raccolta solitudine delle sere al Mulino, sempre più lunghe e silenziose, pilucca delicatamente un acino dopo l’altro delle sue stagioni.
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